San Cesareo lo sguardo di Gregorovius

Lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius non approfondì la ricca storia di questo paese, ma nella sua breve descrizione ci riporta quanto ad un visitatore straniero potesse apparire nell’Ottocento San Cesareo con le sue capanne e la Tenuta come un luogo ameno e fuori dalla civiltà

“… «ad Statuas», oggi S. Cesareo; essa pure è una trattoria, perduta in mezzo alle vigne, in un terreno accidentato, mal rinomato un tempo per le frequenti grassazioni commesse dai briganti. In questo luogo i banditi eran soliti attendere il passaggio delle diligenze, ad una curva della strada, pronti a saltar fuora”

Storia di San Cesareo

San Cesareo è uno dei comuni più giovani d’Italia nato l’11 aprile 1990 dopo che i membri della sua comunità si sono battuti ed hanno manifestato per anni per ottenere l’autonomia dal Comune di Zagarolo. Famoso per la ricchezza dell’Uva Italia, vini pregiati, prodotti ortofrutticoli e ricco di acqua, San Cesareo si trova a soli 29 km da Roma, ed è un importante nodo commerciale attraversato dalla via Casilina, dalla rete autostradale e ferroviaria sia locale che ad alta velocità. Ha conosciuto in questi 30 anni uno sviluppo importante, vedendo crescere in modo esponenziale sia la popolazione che le attività commerciali.

Dal periodo dell’Antica Roma

Il giovane comune ha un territorio ricchissimo di storia e resti archeologici risalenti al periodo di Giulio Cesare. In questo luogo strategico pieno di Taberne e Statue lungo la via Labicana, già presente nella tavola Peutingeriana con il nome Ad Statuas, Giulio Cesare scrisse 6 mesi prima di essere ucciso le Idi di settembre il suo testamento politico nel 45 a.C. qui nella sua enorme Villa Imperiale dedicata all’Otium. Tale Villa fu ristrutturata dall’ultimo imperatore romano Massenzio che qui venne acclamato imperatore dai suoi pretoriani nel 306 d.C. Tanto che l’archeologo Emilio Ferracci in seguito ai ritrovamenti del 2010 delle rovine della maestosa Villa in località Colle Noce la definì la Villa di Cesare e di Massenzio.

Nel periodo Medievale

La storia del paese e del suo attuale nome ricompare attorno alla metà dell’anno mille come possedimento dei Conti del Tuscolo (gli abitanti del Tuscolo qui si rifugiarono dopo la distruzione perpetrata ai loro danni da Roma) che lasciarono ai Monaci Basiliani della Badia Greca di Grottaferrata la fondazione, tra le rovine della Villa Imperiale di un castrum e ed una chiesa, che dedicarono a San Cesareo per il legame con l’imperatore, per poi ricomparire ancora nelle cronache medioevali con il nome Burgus et Castrum Sancti Caesarii (oggi presente nello stemma comunale sotto il Cedro del Libano) e l’uccisione di Bertoldo Orsini di Bracciano e del Conte di Anguillara per mano del principe Stefanuccio Sciarra Colonna che nel 1333 li sorprese in agguato proprio uscendo dal Castello Colonna di San Cesareo. Questo fatto di armi al quale addirittura Petrarca dedicò un sonetto innescò una guerra totale fra i Colonna e gli Orsini tanto che quest’ultimi distrussero completamente il Castello i cui pochi resti si trovano nella collina dove oggi c’è il Ristorante il Torraccio

Il periodo Rinascimentale

Nel 1622 i Colonna venderono i possedimenti del ducato di Zagarolo ai Ludovisi e poi questi nel 1670 rivenderono ai Rospigliosi-Pallavicini. Entrambi trassero dei benefici da questi possedimenti che da una parte producevano molti prodotti ortofrutticoli e dall’altra attraverso una serie di campagne di scavi archeologici fruttarono per i primi la costruzione della Collezione di opere romane ben nota, mentre i secondi poterono abbellire la città di  Zagarolo e vendere molte delle opere agli antiquari nella fase di decadenza. I Rospigliosi poi iniziarono a sfruttare il lavoro dei braccianti che arrivavano da Capranica Prenestina che ancora oggi risultano essere il nucleo fondante del paese.

Dalle Capanne ai giorni nostri

La condizione misera nella quale vivevano i braccianti di Capranica Prenestina in quello che allora si chiamava Colle Marcelli (ad una contadina del Villaggio di Capanne dedicò un meraviglioso ritratto il grande pittore futurista Giacomo Balla) spinse prima l’Opera nazionale Combattenti ad espropriare la Tenuta ai Rospigliosi nel 1919 e poi il Fascismo che sfruttò propagandisticamente “la civilizzazione di questa terra”, inaugurando nel 1928 la Fondazione di San Cesareo con le case ai combattenti e richiamando nelle iscrizioni lasciate la ruralizzazione e i fasti imperiali della Roma Antica alla quale questo terra era legata in maniera indissolubile. Dopo la caduta del Fascismo e la firma dell’armistizio San Cesareo divenne teatro di scontro fra resistenti e nazifascisti, tanto che il 26-12-1943 proprio in quella che passerà alla storia come la “Battaglia di San Cesareo” venne ucciso dai nazifascisti Claudio Scacco e vennero arrestati 13 compagni appartenenti tutti alla Banda guidata da Giuseppe Albano, detto il “Gobbo del Quarticciolo” che nel periodo della Resistenza fu la Banda più ricercata e che mise più in difficoltà i tedeschi.

Dal periodo post – bellico quella che era la frazione di Zagarolo crebbe sempre più sia in termini di popolazione che commerciali, fino a conoscere un vero e proprio boom demografico e commerciale a partire dall’11 aprile 1990 il giorno nel quale dopo una lunga e difficile battaglia divenne Comune autonomo, staccandosi dalla competenza di Zagarolo.

La brigantessa – San Cesareo
La brigantessa del nostro cartoon “Il Viaggio di Gregorovius”

Decisa

Spregiudicata e combattiva

Sguardo magnetico

Emancipata

Le fonti che descrivono questo luogo inserite nella Biblioteca Digitale

  • Antonio Nibby “Viaggio Antiquario ne’ contorni di Roma, Vincenzo Poggioli stampatore Camerale, 1819
  • Tomassetti, Scoperte nell’Ager Labicanus. Dissertazione letta alla Pontificia Accademia Romana di Archeologia dal socio ordinario prof. Giuseppe Tomassetti il giorno 24 Gennaio 1901 (in Dissertazioni della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Serie II Tomo VIII, 1903)
  • Tomassetti, La Campagna Romana. Antica, Medioevale e Moderna, Vo. III vie Cassia e Clodia, Flaminia e Tiberina Labicana e Prenestina, Arnaldo Forni Editore ristampa dell’edizione di Roma 1910-1926
  • Lanciani, “ New Tales of Old Rome”, Macmillan 8 company Ltd, Londra 1901,
  • Thomas Ashby, foto presenti nell’archivio digitale della BSR (British Scholl at Rome), 1899
  • Andrea Carone “Descrittione del territorio di Zagarolo, Colonna, Gallicano, e Passarano : con particolar dichiarazione delle quattro parti nelle quali si divide per comodo della coltivazione d’ogni anno : come dalla pianta piu’ chiaramente si vede, secondo i variati colori de’ suoi confini. E delle cose piu’ notabili contenute in esso. Fatta per Andrea Carone in Zagarolo l’anno 1637 / [Andrea Carone] ; [traduzione e trascrizione di Raffaella Menichino], stampa Zagarolo 1993

Luoghi di Interesse

  • Monumento ai Caduti sito in pizza Giulio Cesare, in particolare nel giardino sono sistemati molti reperti archeologici in particolare una Colonna rinvenuta nella Villa e che fu utilizzata dal Fascismo come stele sulla quale incidere i nomi dei combattenti morti nella Prima guerra mondiale
  • Villetta Rospigliosi dimora della famiglia Rospigliosi che oggi ospita la sede della Istituto comprensivo di San Cesareo e che venne costruita sui resti della Villa di Cesare
  • La Villa di Cesare e Massenzio, i cui resti sono visibili dall’esterno del cantiere in località Colle Noce dalla via della Resistenza
  • “Torraccia” Proprio a quest’ultimo imperatore pagano, secondo quanto riportato dalle fonti dobbiamo la costruzione di un meraviglioso e ampio Ninfeo con una pianta centrale su due livelli con misure di 20,50 metri di diametro e 18 metri di altezza, tali rovine già descritte nel ‘600 anche da Andrea Carone che lo vide quasi per intero e lo definì come un Cimbalo quello che oggi è chiamato la “Torraccia” o “Rotonda di San Cesareo” i cui resti si trovano ad oriente del colle della villetta (sotto la Villetta Rospigliosi costruito sui resti della Villa di Cesare e Massenzio) in parte incapsulati sotto uno dei piloni della bretella Fiano Romano-San Cesareo. Oggi tali rovine sono visibili dietro al cancello in un quartiere residenziale in via Giacomo Matteotti.
  • Antica via Labicana Oggi i resti sul territorio dell’antico basolato Romano si possono trovare sia nei ritrovamenti della Villa di Cesare e Massenzio in località Colle Noce (via della Resistenza per ora inaccessibili), un piccolo tratto sotto la scuola elementare, mentre si possono percorrere sia di fronte al nuovo edificio delle scuole medie presso il quartiere residenziale del parco il Cedro (via Giordano Bruno), che nel antico fontanile della Pidocchiosa (via della Pidocchiosa)
  • Fontanile della Pidocchiosa che si trova in via della pidocchiosa e nel quale non c’è solo il fontanile, ma qui fu rinvenuta un’altra porzione della via labicana oggi visibile e accessibile
  • “Torraccio” ruderi di quello che era l’antico Castello Colonna di San Cesareo e che fu abbandonato in seguito alla guerra Orsini – Colonna. Oggi i resti è possibile vederli dall’esterno presso il Ristorante il “Torraccio”
  • Osteria di San Cesario (XVI-XVII secolo) i cui resti sono visibili sotto il viadotto Fiano- San Cesareo nei pressi dell’incrocio sulla Casilina nei pressi del Ristorante il Torraccio
  • Chiesa di San Giuseppe si trova di fronte alla piazza principale (Giulio Cesare) e accanto al giardino con il monumento ai caduti. Anche questa Chiesa messa in cantiere dall’Opera Nazionale per i Combattenti che la realizzò prima in legno per fornire alla popolazione bracciante della Tenuta di San Cesareo di un luogo per la preghiera. Poi fu progettata in muratura con l’avvento del nuovo regime fascista che l’inaugurò il 9 dicembre del 1928 insieme al monumento ai caduti e al nuovo villaggio rurale.
  • Biblioteca Comunale “Massimo Adabbo” , moderna e spaziosa biblioteca, centrale e di facile accesso ospita numerosi testi ed è molto frequentata soprattutto dalle giovani generazioni. Da poco ristrutturata con anche degli arredi esterni